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Mercoledì Holmes: L'arte come atto di sopravvivenza

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Quest'anno festeggiamo il Pride riconoscendo la lunga storia della comunità LGBTQIA+ nell'abbattimento di barriere e nel supporto reciproco. Per tutto giugno, daremo spazio a clienti che incarnano il concetto secondo cui essere resilienti non significa soltanto persistere, ma anche diventare più forti di prima. Dalla creazione di una comunità, all'alimentazione della creatività e all'incoraggiamento all'attivismo, vogliamo onorare la comunità LGBTQIA+ come fonte continua di forza, evoluzione e ispirazione.

Per Wednesday Holmes, la resilienza è una parte fondamentale della propria esperienza vissuta e ispira molti dei temi che si riflettono nelle sue illustrazioni. Ha raccontato a Squarespace di come ha trovato un supporto inaspettato e una community online e di come arte, attivismo e il suo essere Queer siano indissolubilmente legati a tutto ciò che crea.

SQUARESPACE: Sei un'illustratrice queer e creatrice di contenuti. Come hai iniziato questa carriera?

WEDNESDAY HOLMES: Ho iniziato a fare arte inizialmente come atto di sopravvivenza. Mi era stato diagnosticato un disturbo bipolare e un giorno ho preso una penna e ho iniziato a disegnare. Ho scoperto che l'atto di creare poteva aiutarmi a smettere di pensare così tanto. É stato un sollievo. E mi sono resa conto che, dopo aver terminato un disegno, avevo creato qualcosa di bello partendo da una brutta sensazione. Questo è stato un passo importante per recuperare il controllo della mia salute mentale. In questo modo l'arte è divenuta il mio linguaggio. Ho iniziato a dipingere e disegnare ogni singolo giorno. Mi sono resa subito conto che non volevo fare altro. Mi si adattava perfettamente ed è divenuto il mio metodo di guarigione. Dopo di che ho iniziato a sentirmi meglio. Mi ha fatto uscire dal periodo più difficile della mia vita. 

Avevo in mente tanta arte e non riuscivo ancora ad avere un lavoro a causa del mio disturbo bipolare. Ho sempre pensato che fare arte non fosse un lavoro adatto a persone come me. Ma i miei amici adoravano i miei dipinti. Sono stati molto di sostegno. Hanno acquistato le mie opere. Poi ho iniziato a venderle alle fiere dell'illustrazione e ho presentato alcune stampe online. Ho fatto fatica per guadagnare qualche soldo, ma ho capito che questo era il mio sogno. Poi, quando la mia compagna ha trovato un nuovo lavoro a Cardiff, mi sono trasferita con lei. Mi sono iscritta per frequentare un anno presso una fondazione artistica — mai scuola fu più adatta a me. Ho amato ogni istante trascorso come immersa nell'arte. Mi è piaciuta la sfida dei brief creativi. Quando si è trattato di presentare il progetto finale, ho potuto scegliere il mio. A quel tempo avevo capito che non c'è distinzione tra me e la mia arte. Sono io. Non c'è parte di me che la mia arte possa ignorare. 

Una parte importante della mia esperienza è profondamente legata alla mia identità Queer. Essere Queer mi ha regalato l'amore più profondo che abbia mai conosciuto così come il dolore più profondo che abbia mai conosciuto. Non c'era modo di evitarlo. E in realtà non volevo più evitarlo. Così ho creato opere d'arte legate al fatto di essere Queer e queste opere non sono state accolte bene. Sono state ritenute offensive. Ce n'era una in particolare che era semplicemente una tela dipinta con momenti storici queer. Ma su quest'opera mi sono scontrata con un artista esperto e tutor molto difensivo e aggressivo. Dopo questo episodio mi sono resa conto che nessun artista è immune da pregiudizi sociali. E non avrei pagato migliaia di sterline per un'università dove avrei visto ripetersi dei traumi già vissuti. Così ho iniziato a disegnare opere sull'essere Queer e mi sono creata il mio spazio. Ero certa che se sentivo il bisogno di parlarne, allora ci dovevano essere persone come me che avevano un bisogno analogo. Mio padre mi ha permesso di disegnare sul suo vecchio tablet. Ho iniziato a realizzare queste opere e a postarle su Instagram. Quello è stato l'inizio.

SQSP: Quale ruolo ha giocato la tua presenza online nel far crescere la tua carriera e i tuoi follower?

WH: La mia presenza online mi ha aiutato a raggiungere persone che vogliono entrare in contatto con il mio lavoro. Ho sempre lottato per trovare gente Queer nella vita reale, specialmente come persona cronicamente malata e in fase di recupero. Mettere il mio lavoro online mi ha permesso di trovare migliaia di persone come me. Ero felice che a qualcuno piacesse il mio lavoro. Ero felice che il mio lavoro stesse aiutando le persone.

Mi importa davvero delle persone Queer e so che il mondo non si prende cura di noi. Penso che da quando ho iniziato a fare un lavoro connesso con le persone, i clienti hanno iniziato a riconoscerlo. Credevo che, poiché sono malata cronica e senza una laurea, non sarei mai andata lontano — figuriamoci diventare finanziariamente stabile — ma ho scoperto che le persone online hanno iniziato ad apprezzare il mio essere differente. É una cosa che credo non avrò mai nella vita reale. Il supporto alle mie opere d'arte online ha cambiato tutta la mia vita.

SQSP: Come illustratrice, dove trovi ispirazione creativa?

WH: Quando ero più giovane, faticavo a leggere molto velocemente, ma quello che mi attirava dei libri erano le illustrazioni. Da lì, ho apprezzato molto il fatto che l'arte possa influenzare la vita reale. Ho iniziato a apprezzare la lettura. Mi piaceva. Le illustrazioni erano un invito ad esplorare i mondi nascosti sotto la copertina. L'arte è dappertutto. L'illustrazione è ovunque. Il mondo intero è stimolante.

Da quando ho iniziato a condividere online sono entrata in contatto con tanti altri artisti Queer. Mi piaceva il fatto che, con il semplice tocco di una mano, potessi trovare altri giovani che realizzano opere diverse. Tutti hanno il proprio linguaggio. Ci sono così tanti incredibili artisti queer contemporanei su instagram, pronti ad incontrarsi. Li amo e tutti mi ispirano in modo diverso.

SQSP: Che si tratti di scrittura, fotografia o illustrazione, la tua arte si concentra costantemente sulla comunità Queer. Quale ruolo svolge l'attivismo nel tuo processo creativo?

WH: Quando ho iniziato, non avevo intenzione di essere un'attivista. Ma penso che quando si parla di emarginazione, può essere facile essere considerati attivisti. Un artista cisessuale, abile e magro può parlare della propria vita ed è solo arte. Parlo delle mie esperienze ed è attivismo. É vero che le persone Queer non hanno voce. Mi sono sentita imbavagliata per tutta la vita. É come se il mondo dicesse che "sappiamo che sei lesbica, ma stai zitta". Vogliono che restiamo piccoli. Così la mia arte ha iniziato a diventare grande e per questo è interpretata come rivoluzionaria. Chi come me ama se stessa e altri come me è considerato rivoluzionario, il che non è la verità più comoda. Ma tant'è.

Più tardi, ho iniziato a fare opere d'arte educative. Una delle parti più estenuanti dell'essere Queer è il costante processo di coming out e il bisogno che hanno le persone cisessuali di chiedermi di insegnare loro ciò che non sanno. Mi sono chiesta se potessi inserire queste informazioni nelle opere d'arte, come una risorsa facile da condividere da parte di Queer verso persone interessate, invece di doverle educare.

L'artivismo è nato in modo molto naturale. Se mi sento arrabbiata, scontenta o voglio cercare alleati, posso usare l'arte per suggerire l'azione. Posso usare l'arte per creare poster per l'organizzazione della comunità, posso usare l'arte per amplificare. Ho creato un gruppo di attivisti queer dove ho potuto offrire i miei servizi come artista, per sostenere l'obiettivo della liberazione queer.

SQSP: Quest'anno, Squarespace sta esplorando il concetto di "resilienza come rivoluzione" in quanto si riferisce all'orgoglio. Come il fattore resilienza influisce nella tua definizione di orgoglio e esperienza come parte della comunità LGBTQIA+?

WH: La resilienza è qualcosa in cui sono diventata una grande maestra visto il modo in cui il mio mondo ha trattato la mia identità Queer. Devo essere resiliente per sopravvivere e ancora più resiliente per vivere bene. E voglio vivere bene. Mi risento del fatto che dobbiamo essere resilienti. Vorrei che ci fosse permesso essere soft senza dover essere forti. Dobbiamo essere resilienti per raggiungere a libertà. Il mondo lancia sfide disumane alle persone queer e trans. Sono stanca di essere resiliente. Ma per me non c'è altra scelta che essere orgogliosa di ciò che sono. Non tornerò mai più indietro. Mai.

Quando siamo orgogliosi di noi stessi, anche gli altri possono essere orgogliosi di loro stessi e in questo modo creiamo una catena. È una catena in cui gli anziani danno ai giovani l'ispirazione non solo per sopravvivere, ma anche per sapere che sono già degni di vivere bene per come sono. L'orgoglio è resilienza. È morbidezza, forza, coraggio e amore profondo.

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