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La comunità ispanico/latina trae forza sia dalle somiglianze che dalle differenze che coesistono al suo interno. In occasione del mese delle origini ispanico/latine, stiamo condividendo storie dei membri della comunità che hanno fatto sentire la propria voce a sostegno della visibilità, del cambiamento e della rappresentanza di ogni identità.
La chef e autrice di testi sul cibo Reina Gascón-López ha creato The Sofrito Project per celebrare le sue origini, il suo natio Portorico, e soprattutto il suo amore per il cibo. Abbiamo discusso con Reina della sua passione per la cucina, di come la sua cultura influenzi la sua creatività e di come è riuscita a portare online l'attività in risposta alla pandemia.
SQUARESPACE: Come hai imparato a cucinare?
Reina Gascón-López: Mia madre mi ha insegnato a cucinare quando ero ancora una bambina, e avevo circa 9 anni quando ho cominciato a preparare le pietanze da sola. I miei genitori lavoravano tutto il giorno, quindi spettava a me preparare la cena, in modo che io e mio fratello avessimo qualcosa da mangiare ogni giorno dopo la scuola. Cucinare mi è sempre piaciuto, e ho deciso di farne un mestiere quando lavorare in azienda è diventato per me motivo di insoddisfazione.
SQSP: Qual è la pietanza che associ alla tua infanzia?
RGL: Senz'altro il "bistec encebollado con arroz con gandules y tostones" (puntine di manzo alla cipolla servite con riso, pisellini caiano e fette di platano fritte). Mia madre prepara delle puntine da leccarsi i baffi, e le cucinava sempre nelle occasioni speciali, perché trovare dei pisellini caiano a Charleston, nella Carolina del Sud, era quasi impossibile. Spesso ci facevamo spedire degli ingredienti dai parenti rimasti a Portorico, perché dove vivevamo non riuscivamo a trovarli. Quando mi assale la nostalgia, è uno dei miei piatti preferiti da cucinare.
SQSP: in che modo cucinare ti aiuta a condividere la tua identità?
RGL: Per me cucinare è molto di più del semplice nutrirsi. Lo considero una declinazione del linguaggio dell'amore. Adoro mettere passione e cura in ciò che faccio, e per questo trovo che per me sia un modo perfetto per mostrare la mia creatività e la mia cultura in un modo speciale. È estremamente difficile trovare un equilibrio tra il vivere secondo le aspettative imposte dalla società, il rimanere fedeli a se stessi e "condividersi" con gli altri (specialmente sui social media), e per questo credo che cucinare sia il modo con cui riesco a fare tutte e tre le cose. Amo Portorico, la sua cultura e la sua gente, e amo il fatto che cucinare sia il mio modo di entrare in contatto con gli altri a un livello più intimo, perché il cibo è radicatissimo nelle nostre vite quotidiane.
SQSP: Come è possibile costruire una comunità quando non ci si può incontrare di persona?
RGL: Ora più che mai, i social media permettono di entrare in contatto con gli altri rapidamente. Devo dire che l'essere riuscita a rimanere in contatto con i miei amici e follower ha reso questa pandemia meno stressante. È bello avere una piccola tribù con cui passare virtualmente del tempo quando ho bisogno di interazioni sociali. Credo anche che l'essere trasparenti e fedeli a se stessi sia il miglior modo per creare una comunità online, soprattutto nell'ambito degli appassionati di cucina. Tutti dovrebbero essere in grado di cucinare e gustare il proprio cibo, e ritengo che tutti possano dare il loro contributo. C'è abbastanza spazio per le iniziative di tutti e per condividerle insieme. Tengo le dita incrociate, sperando che a breve potrò incontrare finalmente dal vivo alcune persone con cui ho stretto amicizia negli ultimi anni!
SQSP: In che modo la tua attività si è adattata ai cambiamenti dovuti alla pandemia?
RGL: Sono stata licenziata a marzo a causa della pandemia, e confesso che all'inizio è stato durissimo adattarmi. All'epoca lavoravo a tempo pieno come cuoca in un ristorante di lusso qui a Charleston, sgobbando 60-70 ore alla settimana in alta stagione, ma trovavo comunque il tempo per condividere una o due ricette sul blog ogni tot settimane. I miei giorni di riposo dal ristorante li passavo a scrivere e ad aggiornare il blog. A dire il vero, non ce la facevo più ed ero esausta. Non riuscivo a concentrarmi sul blog nel modo in cui volevo perché cercavo di tenere il passo col mio lavoro ed ero molto spaventata all'idea di alzare i tacchi e lavorare per conto mio. Se c'è una cosa che la pandemia mi ha insegnato, è cogliere le opportunità e reinventarmi: sono stata abbastanza fortunata da riuscire a concentrarmi esclusivamente sul mio blog offrendo corsi di cucina virtuali e ottenendo incarichi per sviluppare ricette per conto di case alimentari e riviste specializzate. In questo modo sono riuscita a sbarcare il lunario.
Il lato positivo dell'intera faccenda è che finalmente ho il tempo per fare quello che ho sempre voluto fare. Il settore della ristorazione è stato stravolto per sempre dalla pandemia. Per questo, sapere di avere una rete di sicurezza in questi tempi incerti è stato di grande conforto, date le circostanze e la situazione globale.
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