Scopri e fai crescere il tuo pubblico con le liste di controllo della nostra guida gratuita.
L'indirizzo e-mail inserito non è valido.
Grazie per l'iscrizione.
Indicando la tua e-mail, confermi di aver letto e compreso la nostra Informativa sulla privacy e acconsenti a ricevere materiale di marketing da parte di Squarespace.
Quest'anno festeggiamo il Pride riconoscendo la lunga storia della comunità LGBTQIA+ nell'abbattimento di barriere e nel supporto reciproco. Per tutto giugno, daremo spazio a clienti che incarnano il concetto secondo cui essere resilienti non significa soltanto persistere, ma anche diventare più forti di prima. Dalla creazione di una comunità, all'alimentazione della creatività e all'incoraggiamento all'attivismo, vogliamo onorare la comunità LGBTQIA+ come fonte continua di forza, evoluzione e ispirazione.
La resilienza è stata fondamentale per il lavoro di Trystan Reese come attivista ed educatore, lavoro che ruota attorno a rendere il mondo un luogo più sicuro e inclusivo in cui le persone possono essere se stesse. Ha raccontato a Squarespace del suo ottimismo sovrannaturale e di come questo mantiene alta la motivazione, di ciò che ha imparato navigando nella genitorialità e nella gravidanza come uomo trans e del perché ripone la sua fiducia nelle donne trans nere per prendere le redini della comunità queer e avanzare verso il futuro.
SQUARESPACE: il tuo lavoro è focalizzato sul rendere il nostro mondo un luogo più inclusivo. Come hai iniziato la tua carriera da educatore e attivista?
TRYSTAN REESE: in realtà è stata la mia voglia di far parte di una comunità che mi ha attirato verso lo svolgimento di attività organizzative nella comunità LGBTQ. Lavoravo come attore professionista e di notte e nei fine settimana facevo il barista nei bar gay. Così, un po' alla volta, mi ritrovai alla deriva, sempre più lontano dalla mia comunità. I bar tirano fuori il peggio nelle persone: sono frequentati dalla gente più insicura, meschina e incasinata. Un amico stava svolgendo attività politica di qualche sorta, così gli chiesi se e come potevo essere coinvolto. Mi appassionai fin dalla prima campagna telefonica e nel giro di tre settimane ero io a gestirne l'intera organizzazione.
L'organizzazione nel mondo queer mi ha portato in tutto il mondo. Sono stato in prima linea in alcune delle più grandi lotte della nostra nazione per la libertà LGBTQ, affrontando temi come il matrimonio, la discriminazione transfobica, la lotta contro la pena di morte, la giustizia razziale, i diritti di fertilità transgender e altro ancora. Mi considero estremamente fortunato di essere stato invitato in questo movimento e di essere stato in grado di trasformare questo lavoro in una vera e propria carriera!
SQSP: dove trovi la motivazione per continuare il tuo lavoro, in particolare dopo giornate particolarmente complicate?
TR: sono molte le volte in cui mi sento di aver fallito nel mio lavoro, di concentrare le mie energie nella direzione sbagliata o di non fare abbastanza. Ma poi mi arriva un messaggio sui social con la foto di un neonato dove il mittente mi racconta di essere un ragazzo trans che non avrebbe mai pensato di poter avere una famiglia fino a quando non ha scoperto la mia storia. Oppure sono a fare la spesa e incontro la madre di un bambino trans che mi spiega quanto sia riuscita a cambiare il sostegno che riesce a dargli dopo aver sentito la mia storia. La gente ha smesso di credere che la vita da transgender sia una vita solitaria, perché ho esposto agli occhi di tutti la storia della mia famiglia. Questo mi dà la giusta motivazione per continuare a imparare e affinare il mio lavoro, per onorare quanto già fatto dai miei predecessori trans e lasciare dietro le spalle un mondo migliore per le persone trans che verranno dopo di me.
I miei incredibili figli mi motivano ad andare avanti. Fuori dalla porta di casa, transfobia e omofobia si nascondono dietro ogni angolo. Ma qui, in questo piccolo impero di amore che abbiamo creato, ognuno di noi riesce a essere considerato e amato. Desidero che il mondo sia un luogo dove i miei figli, e quelli di chiunque altro, possano sentirsi nello stesso modo. Ogni volta che inizia a mancarmi la speranza, mi basta guardare i loro visi dolci per trovare la forza di continuare.
SQSP: come utilizzi la tua presenza online per farne uno strumento educativo?
TR: lavoro sodo per raccontare vere storie della mia vita, ricorrendo alla mia esperienza come opportunità di apprendimento per gli altri. Che si tratti di genitori, persone trans, alleati cisgender o persone bianche, voglio che chi mi segue si riconosca nella mia storia per riuscire a immaginare più alternative per loro stessi e per la loro comunità. Non è stato facile... internet può essere un luogo di una tossicità brutale per le persone transgender, specialmente per chi non ha il mio aspetto (donne transgender, e persone transgender nere). E io sono una persona sensibile! L'odio mi tange e, quando navigo nelle acque infide della sfera digitale, devo indossare molti strati protettivi per salvaguardare il mio spirito. Ma cerco di perseverare perché sono ottimista oltre il normale e credo fondamentalmente che il cambiamento sia possibile.
SQSP: cosa vorresti poter dire al tuo io più giovane?
TR: non direi niente al mio io più giovane. Ogni errore commesso è stato un'opportunità per imparare e crescere e ogni difficoltà che ho vissuto mi ha portato dove sono oggi. Per avere la vita che sto vivendo oggi, gli eventi dovevano svolgersi nel modo in cui si sono svolti.
SQSP: sei un orgoglioso genitore di tre figli. Che consiglio daresti ad altri genitori queer e trans di oggi e domani?
TR: non avrei mai pensato di diventare un genitore. Pensavo che diventare genitore fosse una deludente piega degli eventi che comportava una vita fatta di normalità. Pensavo: "È roba da etero". E anche se inizialmente non ho scelto di diventare genitore (mi è stato imposto), è diventata la più grande gioia della mia vita. Conoscere veramente i miei figli, e farmi conoscere da loro, è stato gratificante, terrificante e mi ha infuso una grande dose di umiltà. Ho scavato più a fondo su me stesso, ho lavorato di più per essere degno di loro e ho cercato verità più profonde sul mondo di quanto non avrei mai fatto se non fossero entrati nella mia vita.
A questo punto, credo che incoraggerei i membri della mia comunità ad essere aperti alla possibilità di diventare genitori. Indipendentemente dalla condivisione del patrimonio genetico, ci sono così tanti bambini che hanno bisogno di amore e sostegno. Solo perché non vedi genitori simili a te, non significa che non esistano!
SQSP: Squarespace sta esplorando il concetto di "resilienza come rivoluzione" in relazione al pride. Come il fattore resilienza influisce nella tua definizione di pride e nella tua esperienza come parte della comunità LGBTQIA+?
TR: Provavo vergogna per la mia risposta iniziale alla brutalità di internet durante la gravidanza. Non riuscivo a credere a quanto mi ferisse ricevere commenti da parte di estranei. Pensavo di essere abbastanza forte da resistere, finché non mi ci sono ritrovato in mezzo. Inoltre mi imbarazzava capire quanto poco sapessi veramente della transfobia! Avevo già imparato a confrontarmi sulla transfobia durante le campagne di sensibilizzazione, ma ero totalmente impreparato a cosa volesse dire ricevere minacce di morte. Sono decenni che le donne trans nere ci raccontano di questo tipo di transfobia; io gli ho sempre creduto ma non avevo compreso a fondo quale fosse il prezzo da pagare per il proprio spirito.
Per guarire e riprendermi, mi sono fatto guidare dalle donne trans che facevano parte della mia vita. Sono sopravvissute a tutto ciò che potrà mai succedermi (e anche a qualcosa di più) ed è a loro che il nostro movimento deve dare ascolto per stabilire la rotta. Hanno appreso cos'è la vera resilienza e io le seguirò volentieri nel futuro del nostro movimento.