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Allison Graham sul rifiuto di essere invisibile

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Quest'anno festeggiamo il Pride riconoscendo la lunga storia della comunità LGBTQIA+ nell'abbattimento di barriere e nel supporto reciproco. Per tutto giugno, daremo spazio a clienti che incarnano il concetto secondo cui essere resilienti non significa soltanto persistere, ma anche diventare più forti di prima. Dalla creazione di una comunità, all'alimentazione della creatività e all'incoraggiamento all'attivismo, vogliamo onorare la comunità LGBTQIA+ come fonte continua di forza, evoluzione e ispirazione.

Allison Graham ha creato il suo blog di moda e lifestyle, She Does Him, per esplorare e condividere la sua prospettiva sull'abbattimento delle barriere esistenti nell'abbigliamento maschile tradizionale. Nata in Giamaica, è stata originariamente ispirata dallo stile personale di suo padre e da allora ha adattato alcuni capi della sua infanzia nel suo guardaroba attuale. Ora, come orgogliosa residente di Brooklyn, la Graham è attiva sui social media, utilizzando la sua piattaforma per smantellare gli stereotipi sulla comunità nera e LGBTQIA+, in particolare riguardo al genere e all'identità. Ha parlato con Squarespace di come si è impegnata ad assicurarsi che la sua storia e quella degli altri siano visibili.   

SQUARESPACE: Il tuo blog, 'SheDoesHim', esamina il potere di esprimere la tua individualità attraverso la moda. Cosa ti ha spinto a condividere la tua prospettiva sullo stile?

ALLISON GRAHAM: Non vedendo qualcuno che mi somigli, essere rappresentata bene nei media mi ha spinta a manifestare la mia espressione personale rendendomi più sicura e visibile. Poi ho capito quante donne, me compresa, mancavano dell'ispirazione e della fiducia per raccontare e condividere le nostre storie in un mondo in cui sono costrette a essere invisibili.

SQSP: Chi o cosa ha ispirato il tuo stile personale?

AG: Mio padre ha ispirato moltissimo il mio stile. Era una tale ispirazione vederlo ben vestito ogni giorno: indossava sempre un paio di pantaloni con una polo. Questo, a sua volta, ha focalizzato la mia ricerca sulla moda e sull'ammirazione per la moda maschile. Cresciuta in Giamaica, il cristianesimo ha avuto un'enorme influenza e la maggior parte delle donne veniva disapprovata per aver indossato dei pantaloni. Per questo motivo, pensavo che l'abbigliamento maschile non fosse adeguato.

SQSP: Come hai mantenuto viva la tua sensibilità alla moda durante il periodo degli ordini "casalinghi" avviati dalla pandemia COVID-19?

AG: Ho usato questo tempo per creare capi dipingendo e progettando merchandising per condividere i miei pensieri. Parlo spesso degli stereotipi che le donne mascoline affrontano ogni giorno. Uno dei miei capi più popolari sono state le T-shirt "Masculinity is not a gender".

SQSP: Sui social media, smantelli spesso stereotipi dannosi sulla comunità LGBTQIA+. Come ha reagito il tuo pubblico a questi post?

AG: È stato un feedback molto positivo. Non mi sono mai resa conto di quante donne vorrebbero avere una voce finché non ho deciso di dire la mia verità e di condividerla. L'ansia e la paura che affrontano le donne dall'aspetto mascolino sono basate su stereotipi e sul modo in cui il mondo ci vede. Soprattutto le donne mascoline nere che, a prima vista, sono viste come uomini neri. Ci troviamo di fronte a transfobia e razzismo. Siamo un gruppo emarginato all'interno di un gruppo emarginato. Siamo costrette a essere invisibili, pertanto è difficile mostrarci agli altri per come siamo.

SQSP: Di recente, hai iniziato a vendere prodotti basati su alcuni dei tuoi post sui social media, tra cui le famose magliette "The Man of Her Dreams is a Woman". Qual è stata la risposta a questi prodotti?

AG: In realtà sono davvero sorpresa di quanto sia stata positiva la risposta. Inizialmente, ho cominciato a creare questi capi per me stessa come pezzi unici associati al mio look. Sono felice e grata che altre persone possano relazionarsi e sentire il desiderio/bisogno di condividere questo sentimento con me.

SQSP: Squarespace sta esplorando il concetto di "resilienza come rivoluzione" in relazione al pride. Come il fattore resilienza influisce nella tua definizione di pride e nella tua esperienza come parte della comunità LGBTQIA+?

AG: Non penso sia tanto importante. Il Pride è un mese di celebrazione di chi sono e fa parte della mia identità. Non è la mia unica esistenza e l'unica battaglia che sto combattendo nella vita. Quindi mi piacerebbe pensare ad esso come a un merito di gioia e progresso, per me e per gli altri che continuiamo a vivere le nostre identità più vere. C'è resilienza nell'essere una donna nera o una donna nera trans, ovvero laddove la rivoluzione conta maggiormente. Il Pride è diventato un evento che ruota attorno alla comunità LGBTQIA+ privilegiata dei bianchi, dove ci sono tante altre narrazioni da celebrare.

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